Stamattina ho finito. Le ultime due ore del Laboratorio di lettura espressiva al Virgilio.
L’idea è nata l’anno scorso dall’incontro con il professore Carlo Albarello. Coordinatore dell’Atlante letterario del Novecento italiano, il professore Albarello stava facendo con i suoi studenti un interessante lavoro sulla scrittura, e io sono intervenuta con una lezione di tre ore sulla lettura ad alta voce.
La classe ha reagito così bene che quest’anno la proposta è stata estesa a tutte le prime.
Ho lavorato con nove classi, sette prime e due seconde, per un totale di novanta ore di laboratorio.
E non ho neanche una foto, confesso, quindi questo resoconto è un po’ così… ve lo propongo disadorno, ma avevo proprio voglia di scrivere due righe.
Cinque incontri per ogni classe. Abbiamo parlato di ciò che è importante quando si legge ad alta voce, cercando di capire qual era, per ogni alunno, il punto di partenza. Abbiamo lavorato sul corpo e sulla voce per esplorare nuove strade, scoprire altri modi di vivere e percepire la nostra vocalità. Utilizzando testi diversi a seconda delle classi, abbiamo provato a crescere nella consapevolezza dei nostri strumenti e nell’ascolto, per realizzare infine una lettura corale, condivisa, in cui il racconto passava di voce in voce.
È stata un’esperienza intensa, ricca, un percorso a volte tortuoso e un po’ in salita, a volte sorprendentemente semplice, comunque molto coinvolgente. Davvero interessante vedere la reazione diversa di ogni classe alle stesse proposte. Ci sono stati momenti in cui a prevalere erano i dubbi, altri, più incoraggianti, che sembravano confermarmi che la direzione fosse giusta. Alla fine la sensazione di aver comunque raccolto, anche dove sembrava più difficile. Di aver smosso il terreno, seminato qualcosa, lavorando sull’ascolto, nel rispetto dello stile di ciascuno. Mi sono emozionata nel sentire le letture finali, i colori delle tante voci, così diverse da come erano all’inizio.
Ad ogni ultimo incontro lo spazio per uno scambio… un parere sul lavoro fatto insieme. È difficile far parlare i ragazzi di quest’età, sono timidi e sempre un po’ timorosi nell’esporsi, ma è davvero tanto quello che mi è tornato indietro. E oggi un bellissimo regalo: “Secondo me questa esperienza ci ha fatto scoprire delle cose nuove su di noi”, mi ha detto un ragazzo. Non so, posso dirlo che sono felice?