Mi fa piacere raccontarvi un’esperienza fatta quest’inverno per me particolarmente positiva.
L’idea di questo progetto è nata l’anno scorso, quando alcuni professori della Mario Lodi, dopo aver assistito al mio spettacolo di narrazione “Chichibio, la monaca e l’orrenda dama”, rimasti colpiti dalla qualità dell’attenzione che otto classi di dodicenni mi avevano dedicato, mi chiesero, tramite la referente ai progetti, la mia amica Lucilla Celletti, di proporre un lavoro sull’ascolto.
Mi è sembrato dunque interessante pensare un percorso nel quale i ragazzi avessero la possibilità di sperimentare l’ascolto ponendosi da entrambe le parti: prima da quella appunto di chi ascolta qualcuno che racconta, poi dalla parte di chi narra, e deve a sua volta farsi ascoltare (e al medesimo tempo ascoltare il suo pubblico).
Mi premeva inoltre che fossero i ragazzi stessi a creare il loro racconto, perché recuperassero un rapporto con la scrittura vissuta come strumento di espressione di sé, e perché fossero completamente liberi di scegliere cosa raccontare.
Hanno aderito nove classi, otto prime e una seconda media, con le quali ho condotto cinque incontri di due ore ciascuno.
Un brevissimo accenno a come si è articolato il laboratorio: ho iniziato raccontando in classe due storie molto diverse, abbiamo individuato alcuni elementi importanti che avevano determinato l’ascolto dei ragazzi e ragionato sull’ascolto in generale e sul potere delle storie. Ho chiesto loro di scrivere un proprio breve racconto. Abbiamo quindi lavorato in teatro per rendere i ragazzi più consapevoli delle proprie potenzialità espressive. Nel terzo incontro i ragazzi hanno portato i loro racconti e insieme agli insegnanti abbiamo suggerito delle modifiche per farli evolvere nella direzione di una narrazione, nel quarto siamo passati dallo scritto al racconto orale, e ognuno ha provato a narrare la sua storia davanti alla classe, nell’ultimo incontro seduti in cerchio, in teatro, ognuno ha raccontato agli altri la sua storia.
Devo dire che in questa scuola si respira proprio una bella aria, ed è stato davvero piacevole girare per i corridoi e trovare sempre qualche ragazzino che ti salutava, anche solo con uno sguardo sorridente!
Mi sono sentita ben accolta da tutti gli insegnanti, che hanno sostenuto il mio lavoro seguendo i ragazzi nella stesura dei racconti e accordandomi spazio.
Per me è stata un’esperienza davvero importante. Ogni classe ha reagito in modo diverso, ma sono uscite fuori cose sempre interessanti, e abbiamo vissuto insieme momenti intensi ed emozionanti.
Credo di essere riuscita a creare, insieme a insegnanti ed alunni, uno spazio di condivisione nell’ascolto che ha permesso ai ragazzi di mostrarsi in maniera autentica, di raccontare e raccontarsi, superando quasi sempre la timidezza, imparando a conoscere i propri compagni e ad ascoltarli sospendendo il giudizio, accogliendoli per quello che sono.
E a me sembra un piccolo miracolo.
Un bellissimo progetto che evidenzia sia la capacità di scegliere “materiale” stimolante e ricco di spunti, sia una programmazione accattivante, articolata, molto puntuale ed efficace. La qualità della conduzione è ben leggibile nell’attenzione e nella risposta dei ragazzi, nei risultati e nel ricordo che tu conservi di questa straordinaria esperienza..
Brava Michela!!