Le parole sono case

L’Associazione Genitori Falcone e Borsellino mi ha chiesto, per il secondo anno consecutivo, di condurre un laboratorio sulla poesia per tre classi quarte e quattro quinte della scuola elementare in occasione della Festa della Poesia.

Ho accettato con gioia e l’esperienza è stata molto positiva quindi provo a raccontarvela…

Alla domanda iniziale: Dove sta la poesia? Dove si trova? Dove abita?

Le bambine e i bambini hanno risposto:

– sta nel cuore!

– nel cervello

– nell’occhio!

– è dentro di noi

– nella natura

– sta nelle cose

– nella mente

– è dappertutto!

Così abbiamo concluso che è proprio vero, la poesia è dappertutto… è anche nelle case, nelle cose, nella natura, dentro di noi e soprattutto è nello sguardo di chi sa trovarla e riconoscerla nel mondo. E in questo bambini e bambine sono formidabili, perché hanno un modo originale e più libero di vedere le cose.

Allora ho chiesto a bambine e bambini di prestarmi le loro orecchie e ho letto diverse poesie da:

E sulle case il cielo di Giusi Quarenghi, illustrato da Chiara Carrer, Topipittori

Il segreto delle cose di Maria José Ferrada, illustrato da Gaia Stella, Topipittori

Prima e poi di Teresa Porcella, illustrato da Giorgia Atzeni, Bacchilega Junior

Rabbia Birabbia di Giuseppe Pontremoli, disegni di Franco Matticchio, Nuove Edizioni Romane

Poesie nell’erba di Sabrina Giarratana, illustrato da Sonia MariaLuce Possentini, Animamundi Edizioni

Poesie di luce di Sabrina Giarratana, illustrato da Sonia MariaLuce Possentini, Motta Junior

La poesia è anche nelle case, quindi da lì siamo partiti: le abbiamo attraversate curiosando un po’ e poi siamo usciti fuori.

Sono rimasta commossa dall’attenzione che ogni gruppo classe mi ha dedicato…

Dopo l’ascolto di ogni poesia le bambine e i bambini hanno avuto un minuto per ascoltare sé stessi e scrivere su un foglio quella che per loro era la parola-casa, la parola che era entrata nell’orecchio e si era annidata nel cuore, quella che si sentivano di voler esplorare, abitandola per un po’… le parole sono case, ci dice Giusi Quarenghi citando il filosofo Gaston Bachelard in E sulle case il cielo.

Tra tutte le parole scritte ne abbiamo scelta insieme una sola su cui lavorare: la parola-casa della classe.

Pensando a questa parola-casa le bambine e i bambini hanno risposto a tre domande:

Come è

Cosa fa

Sembra come…

Dai tre elenchi di risposte hanno ritagliato ogni definizione, poi ne abbiamo scelte insieme alcune e abbiamo composto la nostra poesia di gruppo.

È stato un tempo bello passato insieme… Bambine e bambini hanno partecipato con entusiasmo a ogni fase del percorso e a me è sembrato importante che, nell’incontro che avevamo a disposizione, percepissero la possibilità di libertà che si trova nella scrittura poetica, e si divertissero a giocare con le parole, lavorando in gruppo.

Ringrazio Monica Bisi, fonte inesauribile di ispirazione, ed Enrica Buccarella per il suo prezioso articolo Poeta chi sbaglia! Parole per una scuola di comprensione trovato tempo fa sul sito di Topipittori.

Ringrazio chi la Poesia la scrive e la regala al mondo, rendendolo un luogo più abitabile.

Ringrazio le insegnanti tutte, che mi hanno accolta e amorevolmente supportata nel lavoro. Sono tante le foto che mi hanno gentilmente inviato a memoria del nostro percorso, ma per non esagerare pubblico qui quelle del laboratorio fatto all’aperto, in uno spazio della scuola particolarmente accogliente.

Ringrazio l’Associazione Genitori Falcone Borsellino per la fiducia e per avermi dato di nuovo l’opportunità di avvicinarmi in punta di piedi alla poesia insieme alle bambine e ai bambini della scuola.

Chiudi gli occhi, apri le orecchie 2

Ed ecco, dopo la pausa estiva, la seconda proposta per la serie di piccoli audio di incipit di storie!
Questa volta si tratta di un albo illustrato di Max Velthuijs scritto nel 1993, ma oggi più che mai attuale, tanto che la Bohem Press lo ha ristampato nell’aprile 2017 in collaborazione con Amnesty International!

La storia, raccontata attraverso i poetici disegni di Velthuijs e dedicata a bambini dai quattro anni in su, ci parla di quanto è difficile non farsi condizionare dai pregiudizi e accogliere qualcuno che non conosciamo nel nostro mondo.

Immagine e brano tratto dal libro “Ranocchio e lo straniero” scritto e illustrato da Max Velthuijs, ©Bohem Press Italia 2010 per l’edizione italiana.

Porcello ed Anatra sono molto preoccupati perché un nuovo animale, Ratto, si è accampato nel bosco. Ranocchio invece, sembra essere più curioso di capire chi è veramente il nuovo arrivato…

… siete curiosi di sapere come continua la storia? Non resta che leggere Ranocchio e lo Straniero, di Max Velthuijs, edito dalla Bohem Press!

Buon ascolto e… buona lettura!

 

Il laboratorio alla scuola media Mario Lodi

Questa volta la mia esperienza è stata arricchita dalla collaborazione con la Prof.ssa Lucilla Celletti.

Abbiamo lavorato con due classi, una prima e una seconda. Siamo partite, come programmato, dalla mia lettura delle opere scelte (Storia di uno schiaccianoci di Alexandre Dumas e due novelle del Decameron di Giovanni Boccaccio nel testo originale). Abbiamo iniziato così a parlare di ascolto e a porre la nostra attenzione sullo scambio che avviene tra chi legge e il suo pubblico.

Abbiamo lavorato sulla comprensione dei testi cercando, soprattutto attraverso le stimolanti domande di Lucilla, di trovare insieme ai ragazzi gli aspetti ancora attuali… di riportare alcuni elementi delle storie in un contesto che potesse essere a loro più familiare, di fare alcune riflessioni sul linguaggio e sul significato delle diverse opere.

Nel terzo incontro ci siamo concentrati sul nostro strumento principale: la voce. Nella fase di riscaldamento abbiamo praticato alcuni esercizi di Taiji, utili per sciogliere le tensioni e raggiungere una condizione di rilassamento che facilitasse l’emissione vocale. Attraverso esercizi di gruppo nello spazio abbiamo utilizzato il movimento del corpo per trovare nuove strade, nuove possibilità di usare la voce in maniera espressiva, cercando di connetterla alla nostra emotività, alla nostra immaginazione, nell’ascolto delle potenzialità di ciascuno.

Le foto sono di Lucilla.

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Nelle pause tra i nostri incontri Lucilla divideva il materiale tra i diversi gruppi e conduceva, in ogni classe, il lavoro sulla scrittura creativa.

Dal quarto incontro Lucilla ed io abbiamo iniziato a capire, insieme ai ragazzi, se il prodotto del loro lavoro era adatto ad essere letto e ascoltato… in alcuni punti dei racconti abbiamo proposto delle modifiche.

Nel quinto incontro, dopo aver rivisto tutti gli aspetti più importanti di cui tenere conto quando si legge, e aver ripassato soprattutto la prima regola  (divertirsi!), abbiamo lavorato sulla lettura di ciascuno e impostato la lettura corale finale, in cui il racconto passava di voce in voce.

Sono entusiasta di tutto il percorso. È stato per me estremamente nutriente lavorare accanto alla Prof.ssa Lucilla Celletti, mi sento fortunata ad aver collaborato con lei in uno scambio continuo, affascinata dal suo metodo e dalla sua relazione con i ragazzi!

Il 30 maggio c’è stata la lettura finale davanti ai genitori. I ragazzi erano emozionati e allo stesso tempo molto presenti. Alcuni, con mia grande sorpresa, hanno deciso di imparare la loro parte di testo a memoria e di guardare negli occhi chi li ascoltava.

Laboratorio di lettura espressiva al Virgilio

 

Stamattina ho finito. Le ultime due ore del Laboratorio di lettura espressiva al Virgilio.

L’idea è nata l’anno scorso dall’incontro con il professore Carlo Albarello. Coordinatore dell’Atlante letterario del Novecento italiano, il professore Albarello stava facendo con i suoi studenti un interessante lavoro sulla scrittura, e io sono intervenuta con una lezione di tre ore sulla lettura ad alta voce.

La classe ha reagito così bene che quest’anno la proposta è stata estesa  a tutte le prime.

Ho lavorato con nove classi, sette prime e due seconde, per un totale di novanta ore di laboratorio.

E non ho neanche una foto, confesso, quindi questo resoconto  è un po’ così… ve lo propongo disadorno, ma avevo proprio voglia di scrivere due righe.

Cinque incontri per ogni classe. Abbiamo parlato di ciò che è importante quando si legge ad alta voce, cercando di capire qual era, per ogni alunno, il punto di partenza. Abbiamo lavorato sul corpo e sulla voce per esplorare nuove strade, scoprire altri modi di vivere e percepire la nostra vocalità. Utilizzando  testi diversi a seconda delle classi, abbiamo provato a crescere nella consapevolezza dei nostri strumenti e nell’ascolto, per realizzare infine una lettura corale, condivisa, in cui il racconto passava di voce in voce.

È stata un’esperienza intensa, ricca, un percorso a volte tortuoso e un po’ in salita, a volte sorprendentemente semplice, comunque molto coinvolgente. Davvero interessante vedere la reazione diversa di ogni classe alle stesse proposte. Ci sono stati momenti in cui a prevalere erano i dubbi, altri, più incoraggianti, che sembravano confermarmi che la direzione fosse giusta. Alla fine la sensazione di aver comunque raccolto, anche dove sembrava più difficile. Di aver smosso il terreno, seminato qualcosa, lavorando sull’ascolto, nel rispetto dello stile di ciascuno. Mi sono emozionata nel sentire le letture finali, i colori delle tante voci, così diverse da come erano all’inizio.

Ad ogni ultimo incontro lo spazio per uno scambio… un parere sul lavoro fatto insieme. È difficile far parlare i ragazzi di quest’età, sono timidi e sempre un po’ timorosi nell’esporsi, ma è davvero tanto quello che mi è tornato indietro. E oggi un bellissimo regalo: “Secondo me questa esperienza ci ha fatto scoprire delle cose nuove su di noi”, mi ha detto un ragazzo. Non so, posso dirlo che sono felice?

Al MAXXI per “Come si leggono i libri?”

Quest’anno, il 28 febbraio al MAXXI, invitata dal Prof. Carlo Albarello, ho avuto il piacere di partecipare all’incontro “Come si leggono i libri?” organizzato dall’Atlante Digitale del Novecento letterario, in collaborazione con Cepel, Emons editore, l’Associazione degli Italianisti, l’Università La Sapienza di Roma, con la partnership di Rai Letteratura, conducendo uno dei Laboratori sulla Lettura espressiva con studenti aderenti alla rete dell’Atlante Digitale del Novecento Letterario.

Qui un bell’articolo sull’evento con diverse interessanti video interviste.

Gli occhi di chi ascolta le storie

Quando si racconta una storia, ci si nutre degli occhi di chi la ascolta. Gli spettatori possono essere molti o pochissimi, grandi o molto piccoli, ma i loro sguardi non si dimenticano.

Che si legga o si racconti, si guarda in faccia il pubblico, a differenza di quando si “recita”… e anche gli occhi di chi ascolta sono spesso uno spettacolo.

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Quando si lavora su una nuova storia capita di provarla davanti ad amici o parenti, che si prestano generosamente all’ascolto nella fase delicata in cui una storia prende forma…

In ognuno di questi casi è bellissimo vedere come gli occhi si accendono, come i visi si trasformano inconsapevolmente restituendoci una nostra espressione… è un’energia potente che ci torna indietro e ci spinge avanti, fino alla fine della storia. Ecco, oggi vorrei fare un ringraziamento a tutti gli spettatori, che hanno una parte così importante nel nostro lavoro.

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